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WELFARE LOCALE

“Nuove relazioni istituzionali: il nodo della rappresentanza e del ruolo dei comuni nei sistemi sociosanitari”

10 Febbraio 2021

Gli interventi dei relatori

TEMI: WELFARE

Ha aperto i lavori della terza e ultima sessione del webinar organizzato da Anci Lombardia Gianni Rossoni, Presidente Consiglio delle Autonomie locali della Lombardia. “Nella pandemia – ha spiegato Rossoni - abbiamo visto e percepito il ruolo importante dei Comuni ed è lì, nell’emergenza, avendo riportato sul territorio le Usca e gli infermieri di comunità, che si è avvertita la necessità di avere sul territorio un migliore coordinamento dei servizi sanitari”. Rossoni ha inoltre evidenziato come laddove i Comuni sono presenti, anche in forma associata, riescano a incidere “ma dove invece i Comuni non sono presenti – ha spiegato - non si riesce a incidere sulla gestione delle politiche sociosanitarie, pertanto è l’articolazione del confronto che può permettere un ruolo diverso ai sindaci nell’integrazione sociosanitaria e nella governance. I comuni – ha concluso - non possono essere estranei a questa partita e il CAL può essere il tavolo e il luogo del confronto tra il sistema delle autonomie locali e la regione”.

Ha portato il suo contributo alò dibattito anche Massimo Giupponi, Presidente ANCI Lombardia Salute e Direttore Generale ATS Bergamo. Per Giupponi è importante il dialogo e il rapporto tra chi ha la responsabilità del coordinamento tra le politiche sanitarie e chi ha il compito di tutelare la salute dei cittadini. Ha inoltre evidenziato quanto emerso in questi mesi: “la necessità che sul territorio ci sia un coordinamento di sensibilità e esigenze che possono essere diverse. È un raccordo non facile – ha detto - anche perché è presente una frammentazione dei ruoli e delle responsabilità che richiede coordinamento e capacità di fare sintesi. Credo però che, al netto delle possibili revisioni della legge, il lavoro che stiamo portando avanti da anni dimostra che c’è spazio per un lavoro comune per decidere quali sono le azioni prioritarie da portare avanti, che va oltre la fatica del mettere insieme sistemi che sono ritenuti separati”. Giupponi ha poi giudicato chiara sul territorio la rete delle responsabilità tra programmazione ed erogazione spiegando come “alcuni punti critici, nella logica di una collaborazione tra enti locali e sistema sociosanitario, riguardano innanzitutto l’esigenza di riconsegnare agli amministratori la responsabilità di assumere decisioni, di modo da avere chiara la responsabilità, andando oltre l’aspetto tecnico. Il secondo aspetto problematico è quello delle gestioni associate, verso le quali le amministrazioni devono inevitabilmente tendere. Un aspetto importante per accompagnare la riforma – ha concluso - è quello del confronto e della collaborazione poiché ci si deve incontrare e in questo senso il lavoro fatto con Anci Lombardia Salute lo dimostra poiché favorisce il dialogo”.

Sara Santagostino, Presidente Conferenza dei Sindaci e Consiglio di Rappresentanza Sezione Metropolitana ATS Milano Città Metropolitana ha sottolineato la capacità degli enti locali nell’ultimo anno “di leggere i bisogni all’interno della dinamicità dei nostri territori. Ora, se programmare significa avere uno sguardo lungo, è necessario considerare le strategie che possono essere messe in campo e pertanto è fondamentale il ruolo dei Comuni. Su questo si dovrà discutere e il Consiglio delle autonomie locali sarà fondamentale. Se mettiamo la persona al centro della programmazione – ha aggiunto Sara Santagostino - non possiamo pensare che la persona trovi servizi diversi a seconda di dove vive o, pertanto dobbiamo trovare delle basi condivise affinché la persona sia presa in carico per quello che è.
Gli strumenti ci sono – ha concluso - abbiamo dimostrato di essere capace di modellarci a seconda delle diverse situazioni che si sviluppano nei nostri territori. Se vogliamo realmente creare un welfare di comunità allora dobbiamo essere capaci di entrare nel merito delle decisioni che vengono prese sui diversi territori”.

Per la Presidente di Federsanità Nazionale Tiziana Frittelli la discussione in corso nel contesto lombardo permette di aprire un confronto a livello nazionale nel momento in cui “riteniamo che tutto il servizio sanitario nazionale va riprogettato, all’interno di una visione dove non vi sia più una riprogettazione che veda separatamente l’assistenza sanitaria e quella sociale”.

Massimo Lombardo Direttore Generale ASST Spedali Civili Brescia ha sottolineato come questi dodici mesi di pandemia “ci hanno dato dei messaggi chiave, abbiamo scoperto la fragilità di un sistema che è sottofinanziato da 20anni. Al di là dei modelli c’è una realtà che sta bussando alla porta e ha bisogno di risorse. Il tema non è ospedaliero ma riguarda le risorse che possiamo mettere a disposizione. Nel nostro sistema ci sono molti modelli che funzionano e che possiamo portare a esempio ma che necessitano di risorse”. 

 “Manca un luogo vero di rappresentanza istituzionale, questo si percepiva anche prima del periodo covid ma ora è maggiormente percepito, poiché vi è una certa difficoltà nella interlocuzione istituzionale con i direttori ASST” ha spiegato Gabriele Cortesi, Presidente Assemblea dei Sindaci del Distretto Bergamo Est che ha posto anche l’accento sulla mancanza di un momento di confronto istituzionale affinché i comuni possano veramente dire la loro in merito alla mancanza di risposte a livello territoriale. “Altro problema – ha concluso - è quello che riguarda i sindaci: l’incapacità di molti amministratori di capire quali sono i compiti e i poteri della loro rappresentanza. Da questo punto di vista da un lato dobbiamo lamentare le manchevolezze delle altre istituzioni ma dobbiamo anche fare ammenda personale per fare chiarezza su chi sono le figure chiamate a rappresentare e a intervenire”.

Ha chiuso gli interventi Maurizio Fioretto della Segreteria UIL Lombardia: “La Legge 23 è partita con obiettivi interessanti ma che poi nel tempo hanno perso efficacia. La cosa interessante è che, in funzione delle zone dove è stata applicata, la riforma ha avuto risultati e incidenze diverse. La crisi generata dal covid si è rivelato un processo favorevole alla trasformazione del sistema perché sono apparsi evidenti i suoi limiti. Il covid ha fornito un’immagine più oggettiva della salute, soprattutto delle persone fragili e della disabilità. È vero che la sanità va protatta con interventi di carattere sanitario ma pensiamo che occorra fare altro: una sanità che includa percorsi nel sociale e dunque con la necessità di avere educatori e psicologi soprattutto nel sistema di supporto famigliare. Le persone fragili non hanno solo bisogni sanitari ma deve esserci una tutela delle persone fragili che va garantita. Per garantire certezza nei servizi sono necessari dei luoghi fisici ben identificabili, individuabili e raggiungibili da parte della popolazione., un centro nel quale il cittadino trovi soddisfazione delle sue esigenze e dei suoi bisogni”.

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