Comuni
TEMI: EUROPAANCI LOMBARDIA
L'avvocato Mauro Guerra si occupa di confini e frontalieri da sempre: nei suoi diversi mandati da deputato in Parlamento, come amministratore di enti locali sul territorio (attualmente sindaco di Tremezzina) e alla guida di Anci Lombardia, è stato da poco confermato presidente all'unanimità. Il suo è punto di vista esperto, articolato e privilegiato.
Quali punti di cambiamento e di passaggio potrebbe indicare nel mondo dei frontalieri e del lavoro italiano in Svizzera tra il passato e la situazione attuale?
«Nel corso degli anni, il fenomeno del lavoro frontaliero ha subito trasformazioni significative. In passato era, in primo luogo, legato alla manodopera, con il lavoratore che trovava opportunità principalmente nei settori dell'edilizia, industriale e dei servizi tradizionali. Negli anni poi lo scenario è cambiato sostanzialmente, con una maggiore diversificazione dei settori coinvolti, dai servizi alla persona all'innovazione tecnologica e alla ricerca. Questo fenomeno riflette un'economia sempre più dinamica e integrata tra Italia e Svizzera, soprattutto nelle aree di confine. Tuttavia, queste trasformazioni non sono prive di complessità e richiedono una gestione lungimirante per garantire che i lavoratori frontalieri possano continuare a essere un motore di sviluppo territoriale».
Quali sono le questioni dirimenti legate al mondo del lavoro transfrontaliero?
«Le principali riguardano la tutela dei diritti dei lavoratori, sul cui versante siamo impegnati nel Tavolo nazionale per lo Statuto, l'equilibrio tra il sostegno alle economie locali e il corretto utilizzo delle risorse economiche derivanti dai ristorni. Questi fondi sono fondamentali per i Comuni di confine e permettono lo sviluppo di infrastrutture e servizi essenziali. Infine, il tema della migrazione delle professionalità, in particolare nel Canton Ticino, è un fenomeno che va osservato attentamente e governato, poiché impatta sia sul mercato del lavoro locale sia su quello svizzero».
La criticità più delicata e quali le potenzialità, anche in prospettiva, del lavoro oltreconfine?
«La criticità più evidente riguarda la gestione dei rapporti tra i due Paesi e il rischio che le questioni vengano strumentalizzate per mettere in discussione i ristorni, come nel caso della tassa sanitaria sui vecchi frontalieri. È fondamentale evitare che il dibattito si riduca a slogan, poiché il fenomeno è complesso e va trattato con una visione strategica. Sul fronte delle potenzialità, il lavoro oltreconfine considerato nel quadro di un governo d'insieme delle relazioni economiche, commerciali e sociali, rappresenta un'opportunità unica di crescita, soprattutto per quei settori innovativi e ad alta tecnologia che trovano nel territorio insubrico un contesto fertile. In controtendenza rispetto ad un tempo di dazi e guerre commerciali, se ben governato e integrato, questo territorio non ha nulla da invidiare all'area metropolitana di Milano».
C'è un progetto particolare o un tema che potrebbe contribuire a migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei frontalieri nel 2025?
«Senza dubbio, il miglioramento delle infrastrutture di mobilità e la facilitazione dell'accesso ai servizi essenziali, come la sanità transfrontaliera, possono fare la differenza. Progetti finanziati da fondi europei come Interreg rappresentano una risorsa strategica. La creazione di un sistema integrato di servizi tra Italia e Svizzera, unito a una maggiore semplificazione burocratica, potrebbe significativamente migliorare la vita dei frontalieri e delle loro famiglie, fornendo un tessuto territoriale più coeso e competitivo».
I rapporti tra enti locali e istituzioni, sia italiani sia della Confederazione, e ambito dell'Unione europea: cosa funziona e cosa si può migliorare?
«I rapporti tra enti locali italiani e ticinesi sono generalmente positivi e costruttivi, grazie anche a organismi come la Regio Insubrica, che facilitano una collaborazione istituzionale quotidiana e concreta. Tuttavia, c'è sempre spazio per migliorare. Certamente, uno dei nodi sul quale impegnarci è quello di una maggiore integrazione a livello di politiche europee e di un dialogo più diretto con le istituzioni centrali. L'area insubrica, se considerata con una visione strategica, potrebbe diventare un esempio di competitività e di dinamismo per l'intera Europa. È fondamentale che questa collaborazione si sviluppi in modo più fluido, per superare anche liturgie centrali e burocratiche che spesso rallentano i processi decisionali».
Temi più visti
APPALTI, SPRAR, FASSINO, ECONOMIA, DOTECOMUNE, EXPO, CARTA DI MILANO, RIFORME E LEGALITÀ, FORMAZIONE