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Federalismo fiscale, ANCI: “Fortemente a rischio la tenuta dei bilanci e i servizi ai cittadini”

14 Marzo 2024

Il presidente di Ifel e delegato alla Finanza locale, audito dalla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale della Camera

“Il tema è non solo il confronto tra comuni del nord o del sud, o tra regioni, ma tra comuni di tutte le aree, con particolare riguardo ai piccoli e piccolissimi. Il federalismo, così concepito, crea penalizzazioni per i comuni in tutte le aree svantaggiate, nelle aree interne in spopolamento, dorsale appenninica, alpi piemontesi ecc. Senza un fondo perequativo verticale, per soddisfare le funzioni fondamentali e garantire i diritti sociali e civili delle persone, adeguatamente finanziato dallo Stato come chiaramente previsto dall’articolo 119 della Costituzione, non è possibile nessuna perequazione”. Questo quanto dichiarato in audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale alla Camera da Alessandro Canelli, sindaco di Novara, delegato alla Finanza locale e presidente Ifel.
“Nel sistema di solidarietà comunale, attraverso il fondo – ha spiegato Canelli – ad oggi la restituzione del taglio intervenuto da dl 66/2014 è giunta a regime e dunque non sarà più possibile avvalersi di questo sostegno. Si prevede che un grande numero di comuni (intorno ai 4mila sui circa 6600 delle Regioni a statuto ordinario) dovrà nel prossimo quinquennio privarsi di circa 650 milioni affinché il meccanismo perequativo possa giungere a regime. Quasi il 70% dei Comuni penalizzati dal processo perequativo si colloca nel nord. Di questi la metà è formata da enti fino a 1000 abitanti, con una notevole incidenza anche al sud (370 enti in contesti di minor frequenza di enti di piccola dimensione). Appare significativo che tra i Comuni penalizzati figurino in totale circa 780 Comuni del sud con una perdita complessiva di 170 mln. di euro, pari al 26% della perdita complessiva stimata. Sotto il profilo demografico il sistema tende a favorire gli enti di dimensione media (tra i 5mila e i 60mila abitanti) e a penalizzare i centri piccoli e grandi”.
“Questo scenario – conclude Canelli – impatta molto direttamente sulle capacità di tenuta degli equilibri correnti di ampie fasce di Comuni, anche alla luce del difficile contesto economico (inflazione, adeguamenti contrattuali) e mette in evidenza i nodi irrisolti del modello di perequazione che abbiamo intrapreso da ormai oltre un decennio. Con questa metodologia, se non ci saranno correttivi, è fortemente a rischio la tenuta dei bilanci dei comuni e l’erogazione dei servizi ai cittadini soprattutto nelle aree più svantaggiate del Paese”.

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