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WELFARE LOCALE

L’integrazione come chiave di volta per la costruzione dei sistemi locali: il welfare di comunità

10 Febbraio 2021

I contributi dei relatori

TEMI: WELFARE

Nell’ambito del webinar “Dalla sanità alla promozione della salute: un nuovo paradigma per lo sviluppo del welfare locale”, nel corso della seconda sessione si è affrontato il tema dell’integrazione nel welfare di comunità e il ruolo del terzo settore.

“In anni di collaborazione – ha spiegato Federica Bernardi, Vice Presidente di Anci Lombardia, in apertura dei lavori della sessione incentrata sul tema dell'integrazione del mondo sanitario e sociosanitario - il volontariato, il mondo del terzo settore e i rappresentanti del welfare lovale si sono messi in gioco e hanno portato il loro contributo. Di fronte a una riforma del sistema sociosanitario lombardo non pienamente attuata, per Federica Bernardi “l’obiettivo è realizzare una vera integrazione attraverso una coprogettazione che parte dal basso e che deve essere messa a sistema con un nuovo sistema di circolarità. Oggi affrontiamo questi temi alla luce dell’esperienza e del lavoro fatto con l’obiettivo di fornire servizi di qualità”. 

In rappresentanza dell’Assemblea dei Sindaci e Consiglio di Rappresentanza ATS Brianza è intervenuto il Presidente Flavio Polano. “Quello trascorso – ha spiegato - è stato un anno di ascolto al fine di cogliere le criticità dell’impianto legislativo regionale e le ricadute sul territorio” Per Polano il documento prodotto da Anci Lombardia esprime bene le criticità e i temi su cui intervenire e ha posto l’accento sui nuovi bisogni che emergono nel tempo e che devono integrarsi con i nuovi bisogni: “L’evoluzione dei bisogni impone infatti la necessità di una legislazione che si innovi velocemente. La persona è considerata come portatore di bisogno a cui risponde una prestazione, mancano gli aspetti legati alla persona come l’accudimento”. Per superare questa dicotomia culturale Polano propone che si dia forma all’integrazione prima di tutto a livello istituzionale. “Purtroppo i provvedimenti assunti a livello regionale – afferma - prevedono un coinvolgimento marginale dei comuni, per questo sono necessari gruppi di lavoro su diversi filoni. A livello locale sarebbe auspicabile un maggiore coinvolgimento nella definizione delle scelte”. Sul tema delle criticità emerse ricorda “l’implementazione di POT e PreSST, mai pienamente compiuta, e quella di una reale valutazione multidimensionale, elemento necessario per l’integrazione sociosanitaria. I sindaci si sono molto spesi in questi anni sul tema dell’integrazione, tocca a Regione tradurli in provvedimenti.

Alla sessione è intervenuta anche Valeria Negrini, Portavoce Forum Terzo settore Lombardia che ha sottolineato la necessità di un forte cambiamento culturale e che ha indicato nella distanza dai dettami della legge e quanto si è costruito sui territori quale primaria criticità della legge 23. “Serve la capacità di costruire reti di appoggio sui territori per l’inclusione sociale” ha spiegato. “Sappiamo quanto la salute dipenda da tanti fattori– ha aggiunto - è necessaria quindi una programmazione capace di colmare i vuoti se vogliamo costruire un approccio integrato e coinvolgere gli attori sul territorio. Per realizzare ciò è necessario coinvolgere prima di tutto il mondo del terzo settore che la legge 23 parla cita solo in un passaggio”. Valeria Negrini ha poi ricordato quanto il terzo settore abbia fatto durante la pandemia: “Abbiamo dimostrato di saper costruire risposte di flessibilità dal basso che rispondono al cambiamento rispetto a una lettura demografica superata, anche attraverso risorse proprie. Questi nuovi modelli devono essere osservati con attenzione ma è evidente che serve uno spazio qualificato di confronto con Regione Lombardia”. 

Ha portato l’esperienza di Fondazione Cariplo Monica Villa, Vice Direttore Area Servizi alla Persona. “A partire dal 2014 – ha spiegato – abbiamo avviato un bando per innovare sistemi di servizi territoriali, incentivando l’innovazione dal basso in modo che i cittadini fossero attori in grado di proporre soluzioni. Abbiamo cercato nuove modalità di risposta lasciando che fossero i territori a individuarle, attraverso lo sviluppo di 37 progetti per 36 milioni di euro. Interventi molto importanti che permettessero di ripensare le modalità di risposta con il coinvolgimento di 350 attori pubblici e privati sui territori. Abbiamo chiesto di lavorare in ambiti territoriali e abbiamo visto una grande capacità di risposta, di ricomporre e costruire momenti di coprogettazione. Non è stato un lavoro semplice, il cambiamento di paradigmi richiede certamente tempi lunghi, ma abbiamo fatto in modo che fossero i territori promotori di innovazione”.

Luca Verri, Responsabile Ufficio di Piano dell’Ambito Territoriale di Sondrio, ha parlato della lunga esperienza di gestione associata dei servizi sociali sul suo territorio che ha definito lunga e positiva, ma ha sottolineato come “associarsi non significhi delegare ma condividere responsabilità, risorse e strategie e cercare un dialogo tra tecnici e amministratori. Certo non tutte le gestioni associate sono uguali, perché un conto è solo gestire un servizio, un conto è mettere in comune risorse e organizzazione. In questo contesto il paradigma del welfare di comunità ci dice che gli interventi passano dal coinvolgimento attivo dei destinatari; dal coinvolgimento del sistema pubblico/privato e da un adeguato sistema di governance. Per fare integrazione anche su territori piccoli come il nostro – ha sottolineato - è necessario avere titolo nel processo decisionale”. A livello locale ha inoltre sottolineato come nel corso dell’emergenza sanitaria il sostegno alle fragilità abbia dimostrato una buona tenuta per la presenza di una rete sul territorio, per questa ragione ritiene necessaria un’alleanza strategica tra istituzioni e la costruzione di una governance partecipata anche negli enti più grandi.  

Anche Mirella Silvani, Presidente Ordine Assistenti Sociali Lombardia, è intervenuta sul tema dell’integrazione dei servizi sociosanitari. “L’ordine degli assistenti sociali – ha detto - conta 5400 professionisti, 2000 circa impegnati negli enti locali, 900 in sanità, 2000 nel terzo settore. Una professionalità presente nei sistemi che vanno a comporre il sistema regionale che ha giudicato positivamente i principi della legge 23 che di fatto hanno però trovato difficoltà nell’attuazione”. 

A concludere gli interventi Pierluigi Rancati, Segretario Regionale CISL Lombardia: “Serve un ordito diverso del sistema salute – ha specificato - per passare da un servizio sanitario incentrato sulla fase acuta a una presa in cura della persona. L’integrazione tra servizi sociosanitari non è solo una questione tecnica ma è un’esigenza che rimanda a una considerazione specifica della persona. È necessario portare l’eccellenza sui territori non solo negli ospedali”.

 

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