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CITTA' DELLA COESIONE

Su lavoro, casa e accoglienza servono regole chiare e condivise

13 Maggio 2017

La Consulta Anci Giovani dialoga con gli europarlamentari sulla possibilità di fissare politiche più equilibrate e puntuali.

Lavoro, politiche abitative, accoglienza dei migranti: modelli a confronto nell'incontro voluto sabato 13 maggio, in occasione della Giornata dell’Europa, dalla Consulta ANCI Giovani Lombardia per proseguire la riflessione e il confronto sul tema della “Città della coesione”.
In via Rovello 2, presso la Casa dei Comuni, l'incontro si è aperto con la proposta, ai politici presenti, di domande precise e dirette sulla situazione attuale del mercato del lavoro e sulle politiche europee attive e in nuce in materia di sostegno ai giovani.

LAVORO
Alla richiesta di misure di sostegno al lavoro chiare e durature nel tempo ha risposto Angelo Ciocca, europarlamentare: "Serve un sistema che consenta di dare un servizio utile, seppure con risorse ridotte. Oggi troppo spesso si considera più comodo tagliare le risorse, senza preoccuparsi delle conseguenti difficoltà che ricadono sul cittadino, mentre io mi sono battuto e mi batto da sempre in prima persona per garantire la stabilizzazione delle risorse da dedicare a politiche di sostegno, in modo strutturale e continuativo, che i cittadini conoscano". Con una precisazione: "La Lombardia non può avere risorse così ridotte. Di fronte a risultati concreti è necessario ottenere fondi in proporzione".

Quale ruolo per l'Europa
In particolare di fronti ai dati che evidenziano il divario tra nord e sud europa in materia di disoccupazione giovanile, sorge spontaneo chiedersi quali interventi ha messo in campo l'Europa. A rispondere è l'europarlamentare Brando Benifei, ricordando innanzitutto che tutta Europa chiede di risolvere il problema di disoccupazione giovanile ma, spesso si dimentica che le risorse che l'UE ha a disposizione sono pari solo all'1% mentre il 99% della spesa sociale è bilancio nazionale. "E quindi oggettivamente gli strumenti di oggi ci impongono alcuni limiti. Non solo: spesso i progetti vengono bloccati dall'opposizione di chi è stanco di pagare sempre per qualcun altro (è quello che accade ai paesi più virtuosi in materia di occupazione, come la Germania o l'Olanda)".
I fronti principali su cui si sta lavorando sono la proposta di una direttiva sui congedi parentali in particolare per i padri, e la concessione di una maggiore flessibilità nei tempi di lavoro durante i primi anni di vita del bambini. Confermato anche il sostegno a Garanzia Giovani (con la Lombardia che è esempio positivo più di altre regioni): "In futuro intendiamo mantenerla e migliorarla sopratttutto sul fronte delle offerte".

Il futuro: dell'Europa o delle Nazioni?
"L'approccio al tema della disoccupazione giovanile va trattato assolutamente a livello europeo. Non solo: credo che visto che ci sono zone d'Italia a rischio di rivolta sociale, come il Sulcis, in cui il fenomeno riguarda l'intera popolazione, il discorso va esteso a tutti", precisa Stefano Maullu. Che suggerisce da un lato di investire sui settori più performanti per il nostro Paese, come il turismo e la cultura e dall'altro di sostegni più concreti dei semplici bonus a pioggia, "perchè a parte quelli, non abbiamo avuto serie possibilità di rilanciare la nostra economia. E non c'è stata alcune presa di posizione in sede UE in grado di difendere gli interessi del nostro paese".

POLITICHE ABITATIVE
Il secondo panel di confronto si è aperto con la testimonianza della municipalità di Charleroi, in Belgio: qui la possibilità di ottenere un alloggio pubblico è un tema integrato nelle politiche che riguardano anche i privati, per evitare scarti e differenze sociali, su cui lavora da tre anni un team dedicato di tre persone. "Si cerca di favorire un approccio preso in carico da tutta la società, fornendo il maggior numero possibile di opzioni perchè i cittadini si interessino ai senza fissa dimora e collaborino alla risoluzione di un problema sociale che riguarda tutti". Tra le misure adottate dalla cittadina belga c'è la possibilità, se la proprietà non viene rivendicata per anni, di acquistare l'appartamento che si occupa.

Secondo Stefano Maullu, in particolare se si considera il territorio di Milano, sono state fatte una serie di misure per favorire le politiche abitative: dalla revisione del registro edilizio nel 1997, alla diminuzione del carico burocratico, al recupero sottotetti. "Oggi i quartieri periferici sono tutti ben collegati, come i distretti del commercio continuano a rappresentare una valida misura di sostegno al commercio e al contrasto dello strapotere della gdo". Inutile nascondersi che ci sono anche esperimenti falliti: "Sempre per restare a Milano, se pensiamo a piazza Selinunte o a Via Padova, parliamo di quartieri in cui si sono realizzate cannibalizzazioni da parte di singole enclaves staccate dal nostro tessuto sociale, che non sono accettaibili. Quale possibile soluzione ci si prospetta, quindi? "Due sono le linee da seguire:  riqualificare il patrimonio pubblico e prevedere criteri di assegnazione più equi, dando incentivi al sistema cooperativo e sostenendo l'edilizia convenzionata e sovvenzionata. L'accesso alla prima casa va regolato con un intervento dello Stato, perchè sia faciltato, per esempio, l'accesso ai mutui a tasso fisso.

Brando Benifei, invece, si è focalizzato sul tema del social housing: "Lo sfruttamento di una rete di partner privati o di privato sociale nel costruire proposte abitative è necessario, rappresenta un cambiamento di approccio imprescindibile. Servono proposte che evitino la creazione di ghetti ed enclave che non si integrano nel tessuto della città: il co-design di nuove soluzioni passa attraverso il confronto con il tessuto sociale. E chi resta deve essere parte della comunità che lo accoglie, anche attraverso poltiche abitative da sostenere con fondi europei.

ACCOGLIENZA
Tema di chiusura dell'incontro è stata la gestione delle politiche di accoglienza, a livello locale ed europeo. Ne ha parlato Benifei, che ha evidenziato come sia giunto il momento, per tutti, di prendere coscienza della necessità di stanziare fondi aggiuntivi, per gestire la questione integrazione: "Senza un nuovo fondo, che superi la realtà nazionale e vada direttamente a chi, sul territorio, aiuta i migranti, non credo andremo molto lontano. Perchè solo con un adeguato sostegno possiamo pensare di attivare la rete che rende il migrante una risorsa e che lo integra e lo accoglie in modo appropriato: parlo di psicologi, di traduttori, di persone che verificano la presenza dei requisiti con cui si richiede la concessione, per esempio, dell'asilo". Infine, Benifei ha evidenziato la necessità e l'urgenza di cambiare le regole fissate dal trattato di Dublino, "perchè la ripartizione sul territorio avvenga in modo più equo ed equilibrato". (VV)

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