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Reinventare il pubblico - Anci Lombardia a confronto sulle nuove sfide della PA

11 Febbraio 2015

Alla biblioteca Sormani di Milano un confronto tra Massimo Cacciari, Pier Attilio Superti e Pier Carla del Piano

È possibile pensare in modo nuovo il pubblico? Con questa domanda è iniziato il convegno che ha preso spunto dal volume "Reinventare il pubblico" curato da Sergio Levi e promosso dal Centro Icona.
Nella elegante sala della Biblioteca Sormani a Milano Levi ha chiesto ai suoi interlocutori considerando se, in un'epoca di crisi prolungata come quella attuale, sia importante saper incanalare e valorizzare una risorsa importante come la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Il professor Massimo Cacciari ha evidenziato che "i cittadini non chiedono partecipazione, ma chiedono di essere serviti bene. Essendo serviti male non possono che voler poter partecipare" alla gestione della cosa pubblica "al fine di migliorare le disfunzioni". Per Cacciari però questo processo "nel nostro Paese è particolarmente ostico, a causa della complessità e della non certezza delle norme".
Pier Carla del Piano, della Fondazione Stelline di Milano, ha spostato l'attenzione sulla partecipazione dei dipendenti pubblici alla vita delle organizzazioni in cui lavorano, evento che determina una prima forma di contributo dei cittadini al cambiamento della cosa pubblica. "Nel nostro contesto ci troviamo però di fronte a una situazione particolarmente ingessata e rigida, nella quale nessuno ha il coraggio di ripensare un sistema erogativo di servizi pubblici, e questo è il principale ostacolo alla partecipazione".
Il segretario di Anci Lombardia, Pier Attilio Superti, ha risposto alla domanda riprendendo l'osservazione di Cacciari, pertanto una maggiore partecipazione può derivare innanzitutto dalla definizione delle certezza dei ruoli e delle responsabilità del pubblico. Per Superti è necessario "ricostruire un tessuto di corpi intermedi nella società, nel quale il capitale sociale sia al centro del profitto; ricostruire una rete di compiti e funzioni dove sia chiaro chi fa che cosa e, infine, si deve passare da un'idea per cui i problemi si risolvono grazie a una tecnocrazia contrapposta alla società politica, ma con la diffusione di autonomia e di responsabilità".
Ma come è possibile condividere un processo di cambiamento?
Cacciari ha posto l'attenzione sulla necessità di un linguaggio condiviso all'interno della macchina amministrativa tra tecnici e politici, poiché oggi "i rapporti si fanno sempre più difficili e le distanze aumentano".
La tecnologia può essere un aiuto ma solo se "non comporti investimenti faraonici che si rivelino non funzionali" ha osservato Delpiano.
"Ciò che serve è senso del lavorare insieme, oltre gelosie e incomprensioni, andando oltre il proprio orticello" ha evidenziato Superti. Il segretario di Anci Lombardia ha inoltre considerato come il freno al cambiamento è determinato anche dal timore dei controlli e delle sanzioni, "basta considerare che la paura di sforare il patto di stabilità ha creato la situazione per cui i comuni hanno risparmiato molto più del dovuto, accantonando delle risorse che potevano essere spese". Serve quindi "un disboscamento delle norme, una loro semplificazione e una coerenza".

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