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Manifestazione a Roma - Il Presidente Attilio Fontana

10 Dicembre 2009

"La presenza dei sindaci italiani qui a Roma, tra cui una significativa delegazione giunta dalla Lombardia, dimostra la difficoltà reale che i nostri Comuni stanno vivendo. Siamo qui per dire che non abbiamo più tempo di aspettare"

La presenza dei sindaci italiani oggi qui a Roma, tra cui una significativa delegazione giunta dalla Lombardia, dimostra la difficoltà reale che i nostri Comuni stanno vivendo. Siamo qui per dire che non abbiamo più tempo di aspettare. A fronte di una serie di esigenze che per noi si sono fatte di vitale importanza abbiamo invece ottenuto solo risposte parziali. Troppo poco, visto che le nostre richieste rappresentano soltanto il minimo per la sopravvivenza. Siamo virtuosi, abbiamo conti in ordine a fronte di un dissesto generale della finanza pubblica, e continuiamo ad essere penalizzati. Abbiamo infatti gli ormai ben noti problemi derivanti da un opprimente e insostenibile patto di stabilità, sappiamo che i futuri trasferimenti si assottiglieranno in maniera pesantissima nei prossimi anni. Incomprensibili poi i tagli ad amministratori e dirigenti, previsti già dal prossimo anno. Non è possibile intervenire con le cesoie a contratti in corso. Rischieremmo solo di essere sommersi da ricorsi e cause di lavoro. A fronte di un risparmio che davvero rappresenta una goccia nell’oceano del debito pubblico. Queste insomma sono proposte populiste e demagogiche. Nulla più. Non vedo invece tagli e sacrifici sulle vorticose spese dei Ministeri. Taglino il numero dei parlamentari, i loro compensi le tante auto blu. Ne guadagneremmo anche in efficienza. Poi, quando avranno dato il buon esempio potremmo anche riparlarne. Sapendo però che i Comuni forniscono servizi ai cittadini e hanno conti in ordine. Si vada a tagliare là dove spesa pubblica e deficit debordano, anche oltre l’immaginabile. Dove si crea la voragine. I Comuni hanno già dato, sono virtuosi ma sono anemici, per i troppi prelievi cui lo Stato centrale li ha sottoposti. Ora basta. Siamo al collasso.

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