Se per i cittadini lombardi il futuro è segnato dall’incertezza e dalla paura della crisi, per gli amministratori comunali prevale la consapevolezza che le risorse economiche a disposizione sono in costante calo, e che è sempre più difficile rispondere alle richieste d’aiuto dei cittadini.
Questo è quanto emerge dall’osservatorio IPSOS- ANCI Lombardia 2011 condotto in parallelo tra i cittadini e gli amministratori comunali e presentato nel convegno inaugurale di Risorse Comuni.
“Per il secondo anno consecutivo in Lombardia abbiamo messo a confronto l’opinione dei sindaci e dei cittadini su temi di interesse comune – commenta il Presidente di ANCI Lombardia Attilio Fontana – con l’obiettivo di trarne informazioni e spunti utili per la nostra attività amministrativa, e anche per costruire nel tempo un quadro più chiaro del periodo che stiamo vivendo. Un periodo non facile, ma cruciale per il nostro Paese. I dati del 2011 ci avvertono del disagio crescente dei nostri cittadini, che nella generale difficoltà si aspettano tanto dal Comune. Questo rende ancora più difficile il lavoro dei sindaci, che devono far fronte a maggiori richieste con bilanci tagliati e vincoli di spesa. Tutto questo ci dice che avevamo fatto bene nei mesi scorsi a porre il problema all’attenzione del governo: i tagli ai comuni sono di fatto tagli ai cittadini, sotto la forma di minori servizi; i vincoli del patto di stabilità sono un freno alla ripresa economica dei nostri territori, che appare oggi prioritaria”.
La sintesi della ricerca
Oltre il 50% dei lombardi ha dichiarato che la sua famiglia è stata in qualche modo colpita dalla crisi. Il disagio dei cittadini si riflette anche sulla percezione della qualità della vita, avvertita come peggiorata nelle sue componenti fondamentali, prima di tutte quella economica e lavorativa. La difficoltà dei cittadini è percepita anche dai Sindaci: sono ben l’88% i primi cittadini lombardi che hanno registrato un aumento di richiesta di aiuto da parte dei cittadini nell’ultimo anno. Ma di fronte a richieste crescenti, il 66% sindaci ammette di non essere più in grado di dare risposte adeguate.
Il motivo di tutto questo è da ricercarsi nelle manovre che si sono scaricate sui Comuni. Per il 2012 il 93% dei Sindaci lombardi ritiene che i tagli incideranno sull’operato del comune, ma anche tra i cittadini si fa largo questa consapevolezza, condivisa dal 76% degli intervistati. I tagli ai Comuni si traducono in tagli ai servizi, temuti, annunciati e infine operati dai sindaci (soprattutto sulla manutenzione delle strade, del verde, impianti sportivi e sulle attività culturali, cercando di mantenere invariati i servizi assistenziali e alla persona).
L’alternativa dell’aumento di tasse e tariffe pur di mantenere gli standard qualitativi, finora ha trovato applicazione solo dal 31% dei sindaci intervistati e registra una disponibilità sempre più scarsa da parte dei cittadini a farsi carico dei costi aggiuntivi.
Dove taglierebbero i cittadini, se fossero al posto del sindaco? Dalle analisi risulta una sostanziale affinità di giudizio: vengono considerate intoccabili le spese sociali, scolastiche e l’igiene urbana, meno la cultura e le biblioteche (che registrano però il massimo gradimento tra i servizi erogati dal comune), gli impianti sportivi e il verde urbano. Qualche differenza di vedute tra cittadini e amministratori appare sulla manutenzione delle strade e dei marciapiedi e sull’anagrafe e gli sportelli comunali.
Per quanto riguarda il federalismo, oltre metà dei cittadini lombardi e un terzo dei sindaci sono convinti che il federalismo porterà benefici, ma queste percentuali registrano un calo rispetto al 2010, anche se l’accordo con l’idea di federalismo fiscale rimane alto: tra i sindaci prevale però una sorta di disincanto: è infatti condivisa l’opinione che, in presenza dei tagli e dei vincoli al bilancio, l’autonomia finanziaria dei Comuni sarebbe comunque pregiudicata.
Le proposte dei cittadini per affrontare la crisi dimostrano attenzione al dibattito politico in corso e segnalano la propensione alla dismissione del patrimonio pubblico (48%), all’introduzione di una patrimoniale (38%), e alle liberalizzazioni (31%). Molto meno gradita sarebbe invece una riforma delle pensioni (solo il 13%).