“Con il ministero dell’Economia si è convenuto che il pagamento della prima rata Tasi potrebbe slittare al 16 ottobre, solo per i cittadini di quei Comuni che non hanno deliberato le aliquote”. Lo ha annunciato il presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, intervistato questa mattina da Radio24.
Sembra così chiudersi il cerchio sul balletto di date che tante polemiche ha prodotto negli ultimi giorni. “Il 16 settembre – ha tenuto a precisare Fassino – era troppo vicino e con le elezioni amministrative ed agosto di mezzo si sarebbe rischiata la confusione. Il 16 giugno, dunque, pagheranno i cittadini delle città che hanno fissato le aliquote, tra queste quasi tutti i grandi capoluoghi, ad ottobre sarà la volta degli altri Comuni”.
“Per i Comuni che domenica andranno al voto – ha ricordato poi il presidente Anci – i Consigli comunali sono stati sciolti a fine marzo mentre tutte le disposizioni sulla Tasi sono state approvate successivamente. Certo – ha aggiunto – era possibile convocare i Consigli in via straordinaria ma in campagna elettorale era una soluzione che avrebbe provocato difficoltà”.
Le polemiche sulla Tasi non sembrano, però, placarsi. Il Codacons, ricorda il conduttore al presidente Anci, parla di ricorso per via del differimento dei pagamenti che secondo l’associazione che tutela i consumatori sarebbe incostituzionale. “Siamo un Paese ammalato di contenziosi e ricorsi – risponde Fassino –. Per una volta si faccia prevalere il buon senso”.
Anche sull’anticipo che lo Stato riconoscerà ai Comuni per il mancato introito dell’intero ammontare della Tasi, il presidente Anci è chiaro: “È già accaduto. Se un tributo previsto a norma di legge viene prorogato, si fa ricorso ad una anticipazione per evitare una crisi liquidità ai soggetti che questo tributo dovevano incassarlo. Segnalo, inoltre, che anche per questo si è convenuto su un doppio regime con la proroga solo per chi non aveva deliberato le aliquote. Un doppio regime per governare meglio i flussi finanziari, critici sia per i Comuni che per lo Stato”.
Infine, la querelle sul fatto che la Tasi potrebbe pesare di più della vecchia Imu. “Fanno testo le aliquote. Quelle dell’Imu – conclude Fassino – andava da un minimo del 4 per mille per attestarsi in media intorno al 5/6. Ora l’aliquota Tasi è del 2,5 per mille, aumentabile a discrezione del sindaco fino allo 0,8 per mille. Quindi la Tasi sarà massimo del 3,3 per mille”.
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