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Fassino a ''la Repubblica'': ''Altro che spese, abbiamo subito sacrifici massimi''

28 Luglio 2014

Domenica 27 luglio il Presidente di Anci ha risposto al quotidiano di Ezio Mauro che aveva parlato di "mancati tagli dei comuni" come concausa di un possibile buco di 4 miliardi nei conti dello Stato

Caro direttore,
con qualche sconcerto leggo su Repubblica (pag. 24, edizione di ieri 26 luglio) che un “possibile buco da 4 miliardi” sarebbe suscitato, oltre che dalla caduta de Pil, da “mancati tagli dei Comuni”. Ora, i Comuni, per legge, hanno l’obbligo inderogabile del pareggio di bilancio. E, dunque, le prescrizioni delle varie spending review e dei tagli conseguenti non possono essere eluse.
Precisato questo, spiace constatare che si continui ad accreditare la spesa dei Comuni come la fonte dei guai della finanza pubblica. Vale la pena allora ricordare che, fatti 100 l’intero debito pubblico italiano e l’intera spesa pubblica, la quota addebitabile ai Comuni è il 2,5% del debito e il 7,6% della spesa (dati Istat). Il che dimostra che il problema della finanza pubblica non sono i Comuni, dai quali anzi è venuto in questi anni il maggior contributo alla riduzione della spesa.
Nei sette anni di crisi 2007-2013 i Comuni hanno subìto tagli per 17 miliardi di euro (8,5 di minori trasferimenti e 8,5 come contributo al Patto di stabilità). Una cifra che, proporzionalmente ai loro bilanci, non si ritrova né nei tagli subiti dalle Regioni né tanto meno ai tagli della spesa dello Stato e delle sue amministrazioni centrali. Tant’è che (ancora Istat) nel periodo 2007-2013 la spesa pubblica degli Enti locali è diminuita mentre quella dello Stato e delle sue amministrazioni è ancora salita.
E poiché un altro luogo comune è che i Comuni compensino i tagli aumentando allegramente le tasse locali, le cifre dicono che l’incremento della fiscalità locale di questi sette anni è meno del 50% dei tagli subiti. Il che conferma che ogni Comune la spending review l’ha fatta e la fa sul serio, intervenendo su quelle voci – personale, macchina comunale, contratti e appalti, oneri finanziari, patrimonio e società – che consentono di ridurre la spesa senza penalizzare ik cittadini e i servizi di cui beneficiano.
Tutto questo in uno scenario di crisi che ha accresciuto la domanda di tutele, di protezione e di servizi rivolta ai sindaci a cui, inoltre, sono stati accollati anche ulteriori oneri supplementari come l’accoglienza di migliaia e migliaia di profughi che i Comuni hanno accolto e integrato con efficienza e generosità, senza per altro che nei loro bilanci quella spesa fosse contemplata.
Mi si consenta infine un’ultima considerazione: in tempi di critico rapporto tra cittadini, politica e istituzioni, i sindaci ancora mantengono un significativo tasso di fiducia per la loro prossimità ai cittadini che ne vedono e riconoscono la concretezza della fatica quotidiana del governare. Minarne la credibilità – accreditando immagini lontanissime dalla realtà – non solo è offensivo per chi ogni giorno si sobbarca l’onere di guidare la propria comunità ma significa tagliare l’albero su cui le istituzioni democratiche sono sedute.
Piero Fassino
Presidente di ANCI
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