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Conferenza Piccoli Comuni - Castelli: "Ai Sindaci indennità proporzionali a funzioni e responsabilità"

5 Luglio 2019

Il coordinatore nazionale Piccoli Comuni interviene a Gornate Olona

“In ben undici Comuni nessuno si è voluto impegnare per la propria comunità candidandosi a sindaco: trovo questo un segnale allarmante perché il sindaco è la presenza dello Stato e della stessa democrazia. Dobbiamo interrogarci su questo e pensare ad una indennità di funzione per tutti gli amministratori locali non solo più dignitosa, ma che tenga conto delle crescenti responsabilità che fanno comunque capo al primo cittadino”. Lo ha sottolineato Massimo Castelli, coordinatore nazionale Piccoli Comuni Anci, nella sua relazione alla XIX conferenza nazionale Anci che si è aperta oggi nel piccolo centro del varesotto.
Castelli ha ricordato che l’Agenda Controesodo voluta dall’Anci deve rappresentare uno dei principali obiettivi della politica, prima che l’abbandono dell’uomo desertifichi ampie zone del nostro Paese con danni irreversibili per tutta la comunità nazionale. L’unica via “per contrastare il circolo vizioso ‘meno abitanti, meno servizi, meno servizi, ancora meno abitanti’ che porta in sostanza alla smobilitazione di dello Stato nelle zone periferiche – ha evidenziato – è quella di garantire i diritti costituzionali per tutti i cittadini ovunque si viva: dalla scuola dell’obbligo, ai presidi ospedalieri, alla banda larga e all’accesso al mondo digitale, fino ai servizi postali, la telefonia mobile e fissa ed i segnali TV”. In questo senso, il coordinatore Anci ha lanciato un appello per le zone dell’Italia centrale colpite dal sisma. “Non dobbiamo dimenticare questi territori altrimenti rischiamo di perderli per sempre”. Servono per questo motivo “oltre a misure straordinarie che vanno messe in campo per ricostruire gli edifici, anche politiche ed azioni per mantenere vivo il senso di comunità”.
Ma per il coordinatore Anci un ruolo essenziale contro lo spopolamento lo gioca soprattutto il lavoro. “Il gap strutturale delle aree marginali va superato con un’opportuna legislazione, a livello nazionale e regionale con precisi sgravi”, ha sostenuto. La via indicata prevede sia “l’istituzione di zone franche urbane che soprattutto la messa in opera di una fiscalità di vantaggio, proporzionale e differenziata per territorio, mezzo indispensabile per mantenere in vita le attività economiche ed attrarne di nuove”. Ma anche per risolvere alcuni paradossi, come quello che “in Italia ci sono ancora 1.100 Comuni, prevalentemente montani, che non sono metanizzati per i quali vanno pensate politiche mirate di integrazione energetiche”.
Altro tema centrale per Castelli è quello della semplificazione burocratica, battaglia portata avanti dall’Anci con la proposta liberiamoisindaci. “In questo momento l’attività degli amministratori locali è assorbita per il 70% dagli adempimenti burocratici e per il 30% dall’attività per assicurare i servizi ai cittadini. Vorrei – ha sottolineato Castelli nel consenso della sala – che questa proporzione fosse invertita”.
In questo quadro, il coordinatore Anci ha posto l’accento sull’annoso tema della gestione associata delle funzioni fondamentali. “Dobbiamo prendere atto delle criticità del dl 78/2010 – ha sottolineato – e costruire una nuova governance che valorizzi le scelte volontarie dei singoli Comuni”. Ma soprattutto ha stigmatizzato la diminuzione delle risorse destinate ai Comuni che hanno scelto la fusione, dovuta alla costituzione di nuove fusioni a fronte dell’invarianza del fondo statale. “Lo Stato ha spinto tanto sul tema della fusione dei Comuni, non ha senso che ora venga meno agli impegni assunti con questa riduzione di risorse che – ha concluso Castelli – rischia di non consentire un corretto avvio delle esperienze più recenti e di mettere in discussione l’erogazione e la gestione efficace dei servizi da parte degli enti che hanno creduto in questo percorso innovativo”.
 
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