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Finanza locale

Anci: "Stop a perequazione, verificare le nuove capacità fiscali e investire sulle aree in difficoltà"

3 Ottobre 2017

Il delegato alla finanza locale dell’Anci, Guido Castelli, è intervenuto alla commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale

“Il cosiddetto sistema di perequazione delle capacità fiscali dei Comuni è poco trasparente, non risolve i problemi di finanza locale, né dà garanzie sui livelli essenziali dei servizi per i cittadini. Per questo l’Anci chiede di rivedere il decreto del Governo, se ci sono errori. Chiediamo inoltre una moratoria per il 2018 e la costituzione di un fondo veramente perequativo, con circa 300 milioni di risorse statali. Un fondo la cui istituzione, d’altronde, è già prevista dalla legge sul federalismo fiscale”. E’ quanto ha affermato oggi il delegato alla finanza locale dell’Anci, Guido Castelli, parlando davanti alla commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, che sta esaminando il decreto sulle capacità fiscali.
L’intero processo della perequazione, ha detto Castelli, “è articolato in modo complesso e soprattutto riguarda un ammontare di risorse preciso, ridotto nel tempo e insufficiente a garantire l’equilibrio del comparto: il gettito Imu. Il rischio che si corre – spiega – è quello di considerare erroneamente la perequazione come la soluzione definitiva di tutte le criticità che riguardano la finanza locale e la garanzia dei servizi ai cittadini”.
Si tratta invece di cifre “ricavate comunque dal già insufficiente gettito del comparto dei Comuni e rimesse in circolo in quote minime – 270 milioni nel 2017, 350 previsti nel 2018 – che non riescono ad assicurare risorse adeguate agli enti con ridotta capacità fiscale”. Se a questo si aggiunge l’ipotesi di introdurre i livelli essenziali delle prestazioni previsti dalla legge sul federalismo fiscale, “è evidente che si rende necessario prevedere l’inserimento di risorse statali per il finanziamento dei Lep in quei territori che, non per colpa loro, non riuscirebbero a garantirli”. Invece, sottolinea Castelli, “l’attuale assetto dà per scontato che le risorse del comparto non solo siano già sufficienti, ma basterebbero anche per il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni, che sarebbe nuovamente fornito dai Comuni stessi”.
Da qui la richiesta della creazione di un fondo statale, come previsto dalla legge, anche a fronte di due ulteriori ‘aggravanti’: “Il blocco della leva fiscale dei Comuni, che lede un chiaro principio costituzionale e si pone in contrasto con i principi stessi della perequazione. E le maggiori restrizioni alla finanza locale dovute all’istituzione del fondo crediti di dubbia esigibilità e agli oneri per il rinnovo dei contratti: un ulteriore aggravio per il comparto dei Comuni – aggiunge Castelli – stimabile in quasi un miliardo di euro”.
Con un ragionamento “a bocce ferme”, conclude il delegato Anci, “sarebbe possibile anche approfondire la riflessione sugli effetti distorsivi della nuova metodologia per individuare le capacità fiscali e della revisione dei fabbisogni standard: solo così si potrà giungere ad una maggiore stabilità e condivisione del sistema perequativo”, conclude Castelli.

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