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DIBATTITO

I sindaci lombardi: più assistenza ed equità nella gestione dei migranti

29 Dicembre 2016

Tra richieste e buone pratiche, un acceso dibattito al termine dell'incontro del 29 dicembre in Anci.

Come prevedibile, le tante questioni messe sul tavolo dall'incontro organizzato da Anci Lombardia il 29 dicembre sul tema "Migranti e richiedenti asilo", nell'affollatissima sala delle Casa dei Comuni in via Rovello 2, hanno stimolato un acceso dibattito, con decine di interventi da parte dei sindaci e di richieste di chiarimento. Ma anche con la messa in evidenza di buone pratiche e di soluzioni che funzionano e possono essere replicate con successo altrove.

Ad aprire il confronto, Gianni Rossoni, sindaco di Offanengo (CR), 6mila abitanti: "Non sono così soddisfatto dei risultati raggiunti sinora: come possono i miei servizi sociali, per esempio, mettersi al servizio di tutte queste persone? Come Comune, rischio di farmi carico di troppe cose: dalla ricerca di case, al controllo degli operatori, all'assistenza sociale...Meglio sarebbe affidare la gestione di tutti questi aspetti alla Chiesa e alla Caritas. Un comune non può in questa fase essere così generoso". Lancia l'allarme anche Como: "Siamo alla saturazione: da noi ci sono 120 minori non accompagnati, 850 persone ancora accolte nei CAS e non sappiamo più dove mettere i nuovi arrivi. Non solo, ma quando cerchiamo di accedere ai progetti SPRAR, spesso non ci riusciamo e come paese di frontiera, siamo il fondo del sacco: spesso il migrante va via da Como, viene respinto e rimane in questa sacca ibrida, ma non si può pensare di fare un progetto sulle persone se questo progetto non è condiviso con loro. Serve più qualità anche nell'offerta di accoglienza". Funziona invece, meglio, il sistema adottato a Lecco: "Grazie a una serie di convenzioni e di accordi con la Prefettura abbiamo gestito in fase di prima accoglienza 1.200 migranti sul territorio, di cui circa 500 a Lecco. Adesso stiamo lavorando sui progetti Sprar, con un progetto di lungo periodo. Ma vorremmo certezze sulla concessione, per esempio, della cittadinanza a quanti ne fanno richiesta".

Enrico Berneri, sindaco di Monticello Pavese ha evidenziato una cronica mancanza di dialogo con la prefettura: "Ho saputo dell'arrivo di 50 migranti sul mio territorio dal giornale locale e credo che questo non sia accettabile anche perchè mi mette nella condizione di non poter dare risposte certe ai cittadini"; criticità espresse anche da Luca Elia, sindaco di Baranzate (Mi): "Rispetto al criterio di assegnazione di 2,5 migranti ogni mille abitanti, come la mettiamo con un territorio come il nostro, che già conta il 32% di stranieri residenti e il 60% di studenti stranieri nelle scuole?". Luigi Belloni, sindaco di San Colombano al Lambro, chiede se non sarebbe possibile ridurre il numero minimo di assegnazione, per dare migliore assistenza a chi è sul territorio, che nel suo caso sono per il 70% donne e bambini.
E ancora, Caterina Molinari, sindaco di Peschiera Borromeo: "Noi abbiamo 24mila abitanti e accogliamo 40 migranti, più altri 20 in attesa di allocazione. Ma la prefettura di Milano ha stabilito che su un'area demaniale nel nostro comune venga aperto un hub con centinaia di migranti. Mi chiedo quindi: in questo caso, con quali criteri viene gestito il territorio?".
Le ha fatto eco, nelle parole di Claudio Maurizio Minoia, anche Milano: " Da Milano sono passate 119mila persone (di cui 33mila nel solo 2016) e il corridoio umanitario ha funzionato fino a quando questa opportunità è stata possibile. Adesso siamo in una fase in cui l'80% delle presenze richiede asilo e non abbiamo le risorse per dare le risposte come dovremmo: in media, ci vogliono 100 giorni per un primo colloquio in Questura. La nostra impressione è che Milano sia stata lasciata sola. Chiediamo quindi che in futuro ci sia un maggiore coordinamento e coinvolgimento di tutti i comuni dell'area metropolitana".

 

Pacini e Morcone hanno dato qualche risposta e rassicurazione: "Daremo sempre più al CAS una impostazione temporanea, perchè non si trasformino come spesso accade in dei parcheggi. E chiederemo al Governo di approvare quanto prima la norma per cui la concessione della residenza ai migranti e la loro iscrizione anagrafica sia subordinata all'effettiva concessione del permesso di soggiorno". Sugli hub attivati nei centri di transito, come Milano, Pacini ha precisato: "Sono centri di passaggio momentaneo e non parcheggi di lungo termine, specialmente in un'ottica di abbandono dell'approccio emergenziale in favore di politiche di lungo periodo". Politiche confermate dal senatore Luis Alberto Orellana: "Lo SPRAR è un progetto che dovrà sempre più diventare un modo per consentire ai migranti di fare qualcosa per loro stessi, tornando magari nel paese di origine con un bagaglio di competenze acquisite e spendibili".

Valeria Negrini, al vertice del settore welfare di Alleanza delle Cooperative Italiane Lombardia, ha ricordato la sigla, nel 2015 della Carta della Buona Accoglienza, e ne ha auspicato la applicazione in modo sempre più diffuso, sia al sistema CAS sia alle strutture dove si attivano progetti SPRAR. Rosita Viola, assessore alle politiche sociali del Comune di Cremona, ha invece ringraziato Anci Lombardia e Anci nazionale per il lavoro fatto, grazie al quale sul suo territorio le politiche di accoglienza funzionano e bene. "Mancano però gli enti gestori", la sua precisazione.

(Valeria Volponi)

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